mercoledì 20 giugno 2018

Hey Matthew

G̶e̶n̶t̶i̶l̶e C̶o̶r̶t̶e̶s̶e̶ E̶g̶r̶e̶g̶i̶o̶ Vabbè vicepresidente del consiglio Salvini,
Chi le scrive è un italiano, non particolarmente fiero (sono nato qui e così per caso) appartenente (suppongo che per lei ciò avvalori il mio accorato appello) alla maggioranza bianca ed eterosessuale della nostra amata nazione, siciliano grosso modo ariano pronipote di Federico II - e comunque so che ormai lei ha perdonato noi terroni puzzoni riunendoci al resto d'Italia sotto la bandiera di un più grande odio internazionale.
Le scrivo appunto, non senza disappunto, in merito al suo motto "Prima gli italiani".
Ecco, io non vedo da parte sua grande attenzione verso i miei connazionali. La vedo con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca a parlare di sbarchi, di neg*i, di zing*ri, di tutto meno che di noi italiani.
Le volevo ricordare perciò una serie di cosine che riguardano noi italiani e di cui potrebbe occuparsi, visto che veniamo prima, se per un attimo lasciasse stare gli stranieri e le navi e le schedature e mammaliturchi. La campagna elettorale è finita, lei ha vinto, s'è preso tutto, s'è magnato pure i cinquestelle. Ora potrebbe pensare a noi italiani che veniamo prima.
Potrebbe per esempio occuparsi dei terremotati. Sono stato a Norcia un paio di giorni fa, e credo che quegli italiani lì preferirebbero di gran lunga essere loro al centro dei suoi pensieri. Loro non hanno paura dei neri ma di non esistere mai più. Il loro sguardo è disilluso e dietro la dignità di quella gente c'è la certezza di essere stati dimenticati per sempre.
Ci sono sì degli stranieri di cui potrebbe occuparsi, e che ci rubano il lavoro e attentano al nostro futuro, ma viaggiano in prima classe e non in barconi, sono ben vestiti e profumati. Potrebbe occuparsene un po', dei confini e delle frontiere economiche, degli invasori industriali e finanziari, che hanno demolito certezze degli italiani molto più dei neri raccoglitori di pomodori schiavizzati dai caporali italiani. Lei, diciamolo, è di destra, e se la destra ha una cosa che potrebbe rivelarsi utile e interessante per noi oggi (benché sempre ottusa e egoistica) è quel filino di protezionismo che ti fa sentire, mbuh, magari illusoriamente, protetto.
Potrebbe occuparsi della ricerca, dei cervelli in fuga, delle eccellenze italiane perdute, della mafia, del credito, delle banche e degli evasori, della disoccupazione, ma niente, per lei vengono prima gli stranieri. Dedica tutte le sue forze a quelle due decine di migliaia di stranieri che arrivano qui disperati ogni anno anziché aiutare quelle centinaia di migliaia di giovani che hanno rinunciato a cercare un lavoro e aspettano con terrore la morte dei genitori per sprofondare nell'indigenza assoluta. Ciancia di sostituzioni di popolo e di gay che attentano alla famiglia (anche se i gay non chiedono altro che di fare famiglia, scemi che sono) senza accorgersi del fatto che non nascono figli perché la gente ha paura. Del futuro, non di fantomatiche invasioni.
Però lei no, lei in piena apocalisse nucleare si occupa delle zanzare.
Signor vicepresidente del consiglio, io sono italiano e a suo dire vengo prima. Quelli che le ho elencato sono alcuni dei miei, dei nostri problemi veri.
Signor Salvini, quand'è che tocca a noi?

(soundtrack)

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