venerdì 15 giugno 2018

Stiamo tutti bene(?)

A volte un'immagine vale più di mille parole, specie in un'epoca in cui tanti sembrano abusare delle parole e essere del tutto immuni ai ragionamenti.
Contano le immagini, le storie, per arrivare dritti al punto.
E questo è il momento in cui, senza esitazioni, dovrebbero entrare in gioco gli artisti, in ogni ambito, per dar voce agli immigrati e agli ultimi. Evitando la tentazione di piazzarsi davanti alle telecamere e fare i paraculi impegnati*, cercando piuttosto di semplificare e parlare di queste persone, in quanto persone, vite, in termini immediati e comprensibili: calare noi stessi, e con noi il destinatario, al loro posto, far capire quanto siano simili a noi nel profondo - è importantissimo - da dove vengono, in cosa consiste quel loro viaggio, perché si sottopongono a tutto questo. E parlare di noi: per quale motivo c'è tanta paura e perché non bisogna averne, se è vero che le nostre vite sono poi tanto influenzate dalla loro presenza. Cosa magari c'è di vero, se c'è - perché anche le paure vanno capite e esplorate - a cosa dobbiamo rinunciare e rassegnarci se c'è qualcosa che davvero cambia con il loro arrivo.
Foto, musica, cinema, youtube, teatro, arti figurative, videogame, giornalismo, social network. Tutti possiamo fare la nostra parte.
Ci vogliono storie, semplici come parabole, niente metafore complesse o citazioni colte. Pochi ragionamenti - tanto non funzionano, si è tristemente visto in questi giorni. Storie, di persone simili a noi che come faremmo noi vogliono salvarsi la vita. Storie di noi al loro posto.
In questi giorni circola questa foto scattata dalla giornalista Sara Alonso Esparza sulla nave Aquarius, che mostra una donna con i suoi bimbi sulla nave Aquarius, uno dietro la schiena, uno che viene allattato. La donna è bella e ha la pelle chiara. La foto è spiazzante per chi ha ormai il cuore in "modalità disumana", per quelli che "immigrato=nero=non umano".



Temo che la forza della foto, e la possibilità che ha di scardinare forse persino il cuore di qualche fasciogrillino, sia data dal colore chiaro della pelle di madre e figli. Molti non proverebbero nulla di fronte a una nera col suo bambino, temo. Un po' come il piccolo Aylan: un bimbo nero avrebbe smosso altrettanto le coscienze? Non parlo di voi amici ovviamente, non dubito minimamente della vostra umanità. Nel pubblicare quella foto mi sono chiesto: non sono un po' stronzo a puntare sulla foto di una donna tanto simile a noi da sembrare falsa?
In realtà la foto ha un suo lato ingannevole, perché molte delle persone sulla Aquarius sono nerissime. Ma questa cosa risulta un inganno solo per chi distingue fra esseri umani e esseri meno-che-umani (eccoli, chiedono prove, fonti, qualcuno dirà: "quanto hanno pagato?"). Per tutti noi, per chi ha conservato un briciolo di umanità, una madre che allatta il figlio è una madre che allatta il figlio, a prescindere dal colore della pelle. Ci sono persone invece la cui umanità, se c'è ancora, ha bisogno di essere risvegliata da una somiglianza, da una semplificazione. Ecco perché ci vogliono anche foto così, e ci vogliono le storie, le narrazioni, ecco perché le arti possono soccorrerci e portarci dove ogni ragionamento fallisce, accolto da grida e insulti e formulette prefabbricate.
Chiunque sappia scrivere, cantare, disegnare, fotografare, scolpire, tradurre, filmare, suonare oggi deve sentirsi chiamato a fare la sua parte, per raccontare in maniera misurata schietta e dignitosa quello che sta accadendo. Perché solo le arti sono in grado di superare il silenzio le menzogne le grida l'odio la violenza e la sopraffazione. Ma bisogna farlo senza retorica né catechismi, bisogna farlo porgendo storie semplici e comprensibili a tutti.
Questo è uno di quei momenti storici in cui si deve stare da una parte o dall'altra, e creare e comunicare. E bisogna cominciare adesso.

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*il rischio è sempre dietro l'angolo, anche per i migliori e meglio intenzionati, ed è pericolosissimo; puntare alla semplicità ed evitare ogni esercizio retorico può essere un ottimo vaccino. (Un esempio perfetto? la canzone "Stiamo tutti bene" di Mirkoeilcane.)

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