domenica 13 gennaio 2019

One voice

Spesso un testo ha quel dannato elemento cruciale che per un po' tieni lì da parte in attesa del momento giusto. E un giorno senti che il momento è arrivato, ti rimbocchi le maniche, dici "Ok, a noi due adesso", e sai che sciolto quel nodo, il libro sta per staccarsi da te e iniziare la sua vita.
Sto traducendo un bel romanzo di Angie Thomas, "On the come up", che ruota tutto intorno allo hip-hop, e a un brano importante e... pericoloso scritto da una giovanissima rapper. Un rap che parla con fierezza di pistole e di gangsta culture - cose aliene per noi, e che nel testo vengono ampiamente dibattute e spiegate, in tutti i loro aspetti, mirabilmente, senza sconti ma da un prezioso illuminante punto di vista "street level".
Ecco, oggi mi sono veramente calato nei panni della giovane Bri, principessa del Garden, e completando e intonando a voce alta la versione definitiva del testo, le cui barre tornano più e più volte nel libro (e potrò riportarle tradotte, finalmente) ho finalmente capito la sua rabbia, le sue ragioni. È come se dandole la voce le avessi permesso di rappare per me, e spiegarmi cosa prova davvero. Se vi dico che ho avuto i brividi e mi sono commosso, non voglio pensiate che sto vantandomi del mio lavoro, né che io voglia attribuire un valore magico alla letteratura e alla traduzione. È narrazione, è lavoro, "sono solo parole", come più volte viene ribadito nel romanzo.
No, sto solo dicendo che sono felice perché questo libro parla di una voce che nasce, e perché il mio lavoro consiste esattamente nel dar vita a una voce, e quando arrivo a sentire la voce parlarmi fuori dalla pagina sullo schermo significa che il mio libro è pronto per conoscere il mondo e che la fatica di lunghe settimane acquista, infine, un significato.

(soundtrack)

1 commento:

evelina lorenzi ha detto...

Ciao Giuseppe!
Mentre leggevo, ascoltavo l’album.
Se la voce delle tue traduzioni assomiglia alla tua voce che canta, è sicuramente gradevole, leggera mentre graffia, ottimamente accostata al suono.
Te lo avevo già detto, che la tua voce mi piace.
Ora non mi resta che ascoltare una tua traduzione: avverti quando esce.
Il primo brano mi ha riportato diritta dentro ai miei trent’anni e accanto ai Cure.
Quelle sonorità mi appartengono (anche se in questa fase, aiutata da un amico che abbiamo in comune, sto ascoltando musica italiana che mi sono persa per strada mentre ascoltavo Inghilterra e America) e mi ci sono ritrovata immediatamente. È stato un buon ascolto, di cui ti ringrazio.
Ora aspetto di leggere il libro. Buona fortuna a entrambe le voci!
Evelina