Francamente non amava molto le feste di Natale.
In quella notte di stelle silenziose e minuscole come capocchie di spillo, il porco sozzo e fetido non vide una luce prendere forma pian piano, né vide quella luce trasformarsi d'improvviso in una figura dalle fattezze maialesche.
"Svegliati," gli disse la porcella lucente.
Era la Grande Troia, strega protettrice di tutti i maiali. Si diceva si materializzasse una volta all'anno durante le feste per realizzare i desideri del maiale più sfigato al mondo.
"Svegliati," ripeté. "Sono venuta a realizzare i tuoi desideri."
Ancora incredulo, certo di star ancora dormendo, il maialotto fetecchione si stropicciò gli occhi.
"Sbrigati che c'ho la scopa parcheggiata in doppia fila," insistette la strega. Era costantemente incazzata. Quel ruolo di realizzatrice di desideri, per quanto la impegnasse un solo giorno all'anno, le stava parecchio stretto, non si riteneva affatto adatta a fare la fatina e poi, anche per via di quel nome, le venivano spesso richieste prestazioni assolutamente fuori dal contratto sindacale, che lei comunque rifiutava categoricamente di prestare. Era arrabbiatissima per questo fatto che la femmina del maiale dovesse chiamarsi 'troia', e passava i suoi trecentosessantaquattro giorni liberi a raccogliere firme per far cancellare quella parola dal vocabolario.
Il maiale fetentone non credeva ai suoi occhi.
"Senti figliolo," disse stizzita la Grande Troia. "Sono tenuta per contratto ad aspettare i tuoi desideri fino a cinque minuti e trenta secondi, dopodiché sono autorizzata ad andarmene. Facciamola breve, eh? Dimmi cosa vuoi che faccia."
"Voglio una Red Bull," fece il maialotto imbecille, che guardava troppa MTV.
E fu così che anche quell'anno la famiglia McKenna mangiò uno splendido zampone.
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