mercoledì 19 ottobre 2016

U secunnu

Una disciplina fondamentale che nessuno insegna, e che nessuno mi ha mai insegnato e avrei tanto avuto bisogno di imparare, è l'utilizzo del tempo.
Avrei voluto un maestro severissimo che mi insegnasse che cos'è un minuto, e quanto è importante adoperarlo con cura perché componga un'ora di cui essere contento, un'ora che senza incertezze sia bella o utile. Avrei voluto mi spiegassero che le ore, perse o sensate, si assommano a formare giorni a loro immagine e somiglianza, e che i giorni diventano settimane in un baleno, e che di settimane ne bastano appena quattro per fare un mese, e che i mesi alla fine sono fatti di ore e quindi di minuti, e che quindi è inutile stare tanto a pensare all'enormità dell'anno che ti attende o rimpiangere l'anno passato, perché l'uso corretto del tempo consiste nel far valere questo preciso minuto qui, e poi il successivo, un minuto dietro l'altro. Avrebbero dovuto dirmelo che è inutile pensare alla somma del tempo perché è solo su questo minuto che hai davanti, questo minuto che hai per le mani e che ti guarda, presente impaziente volenteroso e prezioso, è su di lui che puoi intervenire, su questo minuto qui.
Nessuno me l'ha mai spiegato, e avrebbero proprio dovuto farlo: che quello che hai da fare per aggiustare l'anno è azionare le mani e i piedi adesso e metterti a fare ciò che desideri e che devi in questo esatto secondo.
U secunnu, u secunnu, è u secunnu ca cunta u tempu.

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