venerdì 20 luglio 2012

Dreaming

Ho sognato che avevo di nuovo dodici anni e guardavo "La famiglia Mezil" davanti a una tazza enorme di latte col Nesquik e un piatto stracarico di biscotti Tomarchio e marmellata di ciliege.

Ho sognato che non esisteva il Papa.

Ho sognato che volersi bene era più semplice e che i rapporti fra le persone erano come da bambini: "Come ti chiami? Giochiamo assieme?"

Ho sognato che il sesso non esisteva, e ce lo inventavamo noi allegro e spensierato, e non era possibile usarlo per ottenere favori e vendere corpi, che non era possibile immaginarselo come uno strumento di potere e di violenza ma solo come un gioco di godimento o un rituale di adorazione reciproca. Ho sognato che l'unica religione era il sesso e l'unico dio l'amore e che esistevano cinquecentosettanta parole per esprimere con precisione tutte le sfumature della parola "amore"*, e che si potevano fare i complimenti alle ragazze e allontanarsi senza sposarle.

Ho sognato che riuscivo a uscire dall'adolescenza lunga e a consegnare un cazzo di libro entro la scadenza, e da allora in poi, pssssssiiuzz, tutti in anticipo. Ho sognato che mi pagavano sulla fiducia alla firma del contratto e che sul colophon scrivevano il nome del revisore e degli editor e pure di quelli che avevano impaginato.

Ho sognato che i tedeschi si svegliavano e dicevano "Spread un cazzo... lo spread non esiste, siamo una moneta unica e dovete giudicarci come una cosa sola."

Ho sognato delle Winx simpatiche e grassottelle che non stavano a pettinarsi in continuazione e si vestivano un po' a cazzo e sconfiggevano i nemici con dei peti colorati.

Ho sognato che un mio amico la smetteva di bere e imparava a diventare felice.

Ho sognato che imparavo a essere felice anch'io, e senza neppure iniziare a bere.

Ho sognato che gli italiani erano brave persone ma vittime di un complotto interplanetario.
Che improvvisamente veniva a mancare Andreotti, e venivano fuori gli scottanti retroscena fra mafia e p2, p3, p4 e gli ioni di rincoglionimento contenuti nella pasta Barilla, che si attivavano guardando le reti mediaset e le riviste di gossip spingendo tutti a votare Silvio.

Ho sognato che avevo un pulsante per fermare il tempo quando volevo. E un altro che, se lo premevo, tutto intorno si trasformava e passava in "modalità anni settanta".

Ho sognato che riuscivo a essere veramente la cosa imbarazzante che ho sentito dire di me l'altro giorno, perché dall'esterno le cose sembrano sempre migliori.

Ho sognato che scendevo sotto i settanta chili entro due settimane.

Ho sognato che sapevo spiegare tutto quel che provavo in centoquaranta caratteri, ma m'è presa la claustrofobia e allora ho cambiato sogno.

Ho sognato che sapevo volare. Tutte le sere, non visto, mi affacciavo dal balcone e mi buttavo giù, e tutto il mondo era colorato di blu come nella canzone di Modugno, e risalendo in volo sentivo il vento sulla faccia, e tutto dall'alto era immobile e semplice e pacifico come quella volta col parapendio. Ho sognato che ti venivo a prendere e ci facevamo un bel giro nel cielo senza dire una parola ed eravamo blu pure noi.

Ho sognato che ero dio.
Poi mi sono ricordato che ero ateo e ho sognato che non ero nessuno.
Allora mi sono sognato bosone. Entravo in tutte le cose e le ingravidavo del mio seme, e facevo il mondo a mia immagine e somiglianza. Impastavo una statua di fango e nasceva l'uomo, ci sputavo in faccia per infonderle la vita e quella mi diceva "No, ma grazie, davvero," e poco dopo nasceva la bestemmia. E allora lo disintegravo e mi inventavo un mondo migliore dominato dai gatti.

Ho sognato che i calciatori vendevano le partite nel senso che stavano loro al botteghino.

Ho sognato che ero intelligente e capivo dov'era che avevo sbagliato.

Ho sognato che esisteva il tasto "annulla" anche nel mondo; l'avrei usato stamattina quando mi si è spatasciato per terra il cazzo-di-vasetto-dello-yogurt.

Ho sognato (per davvero, neanche due ore fa), che Julia Roberts faceva la barista, e mi preparava un caffè spettacolare. E finalmente capivo che cazzo ci trova la gente in questa tipa, perché aveva un sorriso semplice e straordinario. Non le chiedevo che ci faceva lì, ma mi sembrava giusto. Poi  ho sognato Wilson, l'amico del Dottor House, che ovviamente era un mio carissimo amico, e anche lui mi faceva il caffè, e questa cosa mi sembrava più normale. Gli dicevo, "Ma sai che poco fa mi ha fatto il caffè Julia Roberts?" Poi ho capito che gli attori lo facevano per arrotondare e per tenere i piedi per terra e allenarsi a non montarsi la testa, e nel sogno m'è sembrato logico e giusto.

Ho sognato mio padre, ma troppo tempo fa, è da troppo tempo che non me lo sogno vivo.

Ho sognato che i morti avevano un numero di telefono come mi ha chiesto mia figlia l'altro giorno e avrei voluto risponderle di sì.

Ho sognato che un certo giorno preciso tutti gli smarfonni e i tablett ci scoppiavano nelle mani e ricominciavamo a parlare con la persona accanto.

Ho sognato che la gente la smetteva di postare memi su facebook.

Ho sognato che tornavo a essere un po' più timido e che ricominciavo a parlare con il mare.

Ho sognato che tutte le radio iniziavano a passare "Hate Song" dei Long Hair In Three Stages, e che "deejay put that mixer in your asshole" diventava la catchphrase di una generazione.

Ho sognato che sapevo dire tutto l'alfabeto coi rutti.
Ma un giorno, ah, sì, un giorno, un giorno ci riuscirò davvero.





*una lista parziale di questi termini sarà oggetto di un post apposito, prossimamente.



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