venerdì 29 giugno 2012

Per chi

Bella 'sta cosa che appena apri la dashboard di blogger ti appare il grafico di quanta gente ha visitato la pagina.
Così se sono tanti dici 'che bello', e se sono pochi inizi a chiederti 'come mai'?
Il punto è che qui non si vendono prosciutti.
Dico le cose che mi viene da dire e se c'è qualcuno che le legge buon per lui, se fa un commento utile e interessante buon per me, ma se non c'è nessuno, beh, non è che il sottoscritto venga preso da un senso improvviso di sconforto e di inutilità.

Anche perché magari la gente ci finisce, qui, per il motivo sbagliato (bellissimo, finire nei posti per il motivo sbagliato... io adoro sbagliare le strade, mi viene benissimo), magari cercando su google una frase tipo "un senso improvviso di sconforto e di inutilità" (capita a tutti, eh). Qualcuno qui c'è finito addirittura per cercare come suicidarsi, poi ha trovato il manuale Schnauzer-Krepoczic ed è stato costretto, da una risata inattesa o dalle forze dell'ordine (mi dispiace, ma se venite a dirmi che vi suicidate, per me è un s.o.s.*) a desistere.
Il problema è che anche nella mente più serena quella domanda, 'come mai certi post attirano più gente' può insinuarsi. E domande così sono piccole spore di stupidità che si propagano dentro al cervello, dentro alle reti dei neuroni e a quelle più ampie che ci uniscono gli uni agli altri in questoporcomondobboiadelweb.

E credo sia questo un po' questo il guaio di tutta la cultura e di tutta la comunicazione di oggi.
Essere 'followati' o 'defollowati' (la qualità delle parole a volte la dice lunga sulla profondità dei concetti in esse contenuti) rischia di diventare il metro del valore percepito di una persona, in un sistema in cui ciascuno sembra valere nei termini in cui sappia costruirsi una 'rete sociale'.
A costo di dire una banalità (e diciamole, ogni tanto), io lo trovo disgustoso, fuorviante, appiattente.
Io voglio un solo lettore, tre, o nessuno, ma voglio la soddisfazione, nella vita come in un blog, di interloquire con menti interessanti, persone stuzzicanti -e non perché mi sappiano stupire, attenzione: ma perché sappiano prima di tutto ragionare, cosa ben più sottile e difficile, e di conseguenza stupirmi.

Insomma: il web ci ha fatto un regalo meraviglioso, ci ha fatto ricominciare a scrivere.
Adesso bisogna fare un ulteriore passo avanti, un passo di maturità: ricominciare a farlo con un briciolo di passione e di sincerità, cercando di capire perché stiamo scrivendo.
E se possibile, trovare quella motivazione prevalentemente in noi stessi. Per comunicare agli altri, sì, ma non cose e nel modo che possa far piacere a loro. Altrimenti diventeremo anche noi come i media che critichiamo, ci avvolgeremo nella spirale dell'ovvio e del risaputo o viceversa dello scioccante per scioccare.

Quindi, Google: no, non m'interessa quanta gente mi ha letto oggi.
Vorrei piuttosto sapere chi.
E se puoi inventarti uno strumento per dirmi cos'ha pensato, non ti dirò di no.



* il suicidio è l'esatto opposto dell'offrire fiori a una ragazza, e dovrebbe seguire la stessa logica: l'interlocutore -c'è sempre un interlocutore- dovrebbe chiedersi il perché. La stupidità della cosa sta nel fatto che comunque non potrete godervi la sua faccia. Perciò oggi non suicidatevi, offrite dei fiori a una ragazza.

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